Osservazioni e considerazioni relative alla proposta di massima di salvaguardia, protezione e regimazione idraulica “Oasi Rocchetta”

La presente in seguito alla richiesta formulata dal Sindaco in sede di Conferenza dei Capigruppo, svoltasi il 19.11.2014, affinchè ogni gruppo consiliare presenti le proprie osservazioni e considerazioni relative alla proposta in oggetto. Prima di entrare nel merito della proposta di progetto, riteniamo indispensabile porre alcune premesse fondamentali e vincolanti.

PREMESSE VINCOLANTI

  • Vincolo “usi civici”

Dopo la legge di riordino delle proprietà collettive (Legge 1766/1927), viene delineata la valenza di questa forma di proprietà, né pubblica né privata, che costituisce un altro modo di possedere, un’altra legislazione, un altro ordine sociale, che, inosservato, discende da remotissimi secoli fino a noi. La funzione storica degli usi civici è importantissima: testimoniano una gestione collettiva dei suoli e delle risorse, secondo forme strettamente legate ad un sistema di valori etici e politici, dove la comunità è più importante del singolo; dove l’uso accorto e lungimirante delle risorse ne impedisce il cieco sfruttamento. La lezione che viene dal passato e le urgenze che incombono dal futuro testimoniano che non c’è salvezza se la nostra volontà generale non saprà riaffermare con forza l’assoluta priorità del bene comune. Svuotando la proprietà collettiva della sua anima comunitaria, sottraendo all’etica lo sfruttamento delle risorse, si andrà inesorabilmente verso lo scempio ambientale a vantaggio di pochi.

La valutazione di una eventualenuova destinazione dei terreni ad uso civico deve rappresentare un beneficio per la generalità degli abitanti” (Sentenza TAR Umbria n. 190 del 20.05.2008 relativa all’ ’Abbutinato’ di Boschetto)

La superficie della concessione Rocchetta (208 ha) è soggetta ad uso civico, come si evince dall’attuale PRG del Comune di Gualdo Tadino. Sembrerebbe quindi anche impropria la delimitazione in rosso di zone “di proprietà Rocchetta spa” visibile in alcune tavole del progetto (beni inalienabili, inespropriabili ed inusucapibili).

  • Vincolo “acqua”

L’acqua è il bene comune per eccellenza, diritto universale, inalienabile, il cui accesso deve essere salvaguardato per tutti secondo criteri di solidarietà e difesa dell’ambiente, come sancito anche dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel luglio 2010. Nel 2011, più di 26 milioni di italiani dicevano SI al referendum per l’acqua pubblica, referendum ancora disatteso, salvo rare eccezioni; l’acqua, quindi, non dovrebbe più essere considerata una merce, ma un bene privo di “rilevanza economica”. Citando le parole di Alex Zanotelli, “per me è criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità, l’oro blu, bene che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’incremento demografico”.

Da tale premessa, si evince come il MoVimento 5 Stelle sia assolutamente contrario a qualunque forma di mercificazione dell’acqua.

Rispetto al progetto in questione, si vuole sottolineare come non emerga il reale quantitativo di acqua attualmente prelevata, né il potenziale ulteriore emungimento previsto con la messa in funzione del pozzo R6. Non compare nemmeno la possibilità che tali prelievi (sia quelli attuali che quelli ulteriori) possano essere variabili in relazione alle condizioni idriche, flessibilità che andrebbe invece istituita viste le frequenti crisi idriche degli ultimi anni.

In ogni caso, crediamo necessario ed imprescindibile un approfondito studio idrogeologico di tutta l’area, con relazione che dimostri che ulteriori emungimenti non interferiscano con le sorgenti di Santo Marzio e Capodacqua e quindi con l’approvvigionamento cittadino. Tutti ricordano la crisi idrica del 2002, durante la quale fu necessario rimpinguare i cisternoni dell’acquedotto con autocisterne contenenti acqua dei pozzi di Branca, mentre Rocchetta continuava ad imbottigliare.

Nel progetto si parla, per l’intero bacino, di una potenzialità maggiore di 200 l/sec, ma già nel novembre 2004, nel documento “Analisi idrogeologica e ambientale dei sistemi acquiferi carbonatici dei monti di Gualdo Tadino”, l’ARPA Umbria scriveva: “La struttura idrogeologica dei Monti di Gualdo ha una continuità del suo nucleo centrale che si estende fino alla Valle del Topino. Le portate dei corsi d’acqua dell’area sono sostenute in magra dalle portate sorgive sotterranee. Sia il Caldognola che il Chiascio evidenziano portate di magra nel tardo periodo estivo prossime al Deflusso Minimo Vitale. Al fine di garantire l’attuale buono stato dei sistemi idrologico-idrogeologico ed ambientale, è necessario che non venga incrementato l’attuale stato dei prelievi”.

Prima di entrare nel merito delle osservazioni relative al progetto in questione, preme sottolineare due aspetti:

-la singolare modalità con la quale il Sindaco abbia presentato un progetto di un’azienda privata, convocando dapprima una conferenza stampa e successivamente una Conferenza dei Capigruppo, facendosi egli stesso promoter della proposta di Rocchetta spa e non coinvolgendo affatto la I Commissione consiliare permanente, che si occupa di ambiente ed assetto del territorio e può anche avvalersi della consultazione di esperti (ART. 16 del Regolamento comunale) per formulare determinazioni e pareri. Tra l’altro, si chiede di conoscere con quali delibere Comune, Provincia e Regione abbiano concesso l’uso del logo apposto nelle tavole della “Proposta di recupero e valorizzazione zona Fonti della Rocchetta” allegate al progetto;

-il mancato coinvolgimento, fin dalle prime fasi, della Comunanza Agraria Appennino Gualdese, i cui organi sono stati ricostituiti ed il cui scopo istituzionale, in base al vigente Statuto, è quello di “curare gli interessi della collettività degli utenti e provvedere alla conservazione ed al miglioramento del patrimonio, a regolamentarne il godimento diretto ed indiretto e tutelare i diritti della popolazione per quanto si riferiscano all’esercizio degli usi civici”.

(Ricorso notificato in data 10.04.2013 presso il Commissario agli Usi Civici per Lazio, Toscana ed Umbria per la riattivazione ed il riordino della Comunanza Agraria “Appennino Gualdese” di cui a breve si attende la sentenza, ma che ha già riconosciuto il buon diritto delle richieste rappresentate e la piena legittimazione del Consiglio provvisorio – sentenza del 23.04.14).

OSSERVAZIONI

  • Il D. Lgs. 25 gennaio 1992, n. 105, all’art. 9 (Denominazione), comma 1 recita “Ad ogni acqua minerale naturale deve essere attribuita una denominazione propria, che la distingua nettamente dalle altre acque minerali naturali” e comma 3 “E’ vietato attribuire denominazioni diverse alla stessa acqua minerale naturale”. Nel progetto, si prevede l’ utilizzo di R6 come acqua minerale separata dalla famiglia Rocchetta (influenza idrochimica del Bugarone e diversa piezometria)

Nella relazione redatta dai proff Tulipano e Sappa (Università La Sapienza – Roma) nel dicembre 2006 su incarico del Comune di Nocera Umbra, si legge: “In prossimità del M.te Maggio e della Gola della Rocchetta, la formazione del Bugarone (…) non riesce a contenere le falde acquifere con la conseguente CONTINUITA’ IDRAULICA tra gli acquiferi del Calcare Massiccio e della Maiolica”.

Inoltre, nel documento istruttorio allegato alla DGR n. 9861 del 30.12.96, delibera citata anche nel progetto, seppur con un errore di numerazione, si riporta: “Nell’ambito del permesso vengono reperite due nuove polle, pozzi R5 e R6, (….), la cui acqua risulta avere le stesse caratteristiche chimiche e chimico-fisiche dell’acqua minerale Rocchetta”. Proprio in virtù di tale verifica, la Giunta Regionale approvò l’ampliamento della concessione che passò così da 21 ha (DGR n. 701 del 17.2.93) agli attuali 208 ha. Al punto 9 della deliberazione n. 701/93 la G.R. si era infatti impegnata a conferire un ampliamento della concessione qualora si fosse rinvenuta acqua Rocchetta nel permesso di ricerca Serra Santa. Non si comprende quindi come la composizione chimica dell’acqua possa variare in funzione dell’utilizzo che se ne vuol fare!

  • Nel progetto è prevista una briglia selettiva, che trattiene anche materiale solido trasportato dalla corrente. In caso di piena, il materiale legnoso si accumula a ridosso delle putrelle e l’acqua passa oltre. Se la briglia viene occlusa da questo materiale, l’acqua è costretta ad aggirare l’opera con il rischio di scalzamento o di esondazione. E’ opportuno chiedere pertanto all’azienda quali interventi di manutenzione siano previsti e con quale frequenza verrebbero fatti.

Le forti precipitazioni del novembre 2013, pur avendo creato danni in molte zone, hanno prodotto maggiori erosioni lungo le tubature, dove il terreno era più debole a causa del materiale di riporto non consolidato, visto che le tubature risultano sprovviste di incamiciatura, presente invece nel progetto originario.

  • Nell’elencazione dei centri di pericolo, compare anche quello costituito dalla caduta massi dalle pareti circostanti, ma nel progetto non è prevista alcuna azione conseguente, quindi si presume che la zona continui ad essere pericolosa per i visitatori. Si cita, a tal proposito, la documentazione inviata dalla Regione Umbria su richiesta del Comitato Pro Acqua Gualdo e protocollata al comune di Gualdo Tadino (Prot. n. 14717) in data 10.07.2012, attestante la pericolosità geologica dell’area, che “presenta caratteristiche assimilabili a quelle di una zona R4-rischio molto elevato”, e per questo l’area era stata segnalata nell’Atlante dei Siti di Attenzione per il Rischio Idrogeologico, ed il Comune stesso aveva presentato istanza di inclusione nel PAI di tutta la zona. Qualunque sia la futura destinazione d’uso del luogo, i potenziali pericoli vanno eliminati COMPLETAMENTE, con opere di contenzione e messa in sicurezza totale.

  • E’ prevista una sbarra con prima limitazione traffico veicolare a valle e, salendo, a livello della deviazione stradale per Santo Marzio, il totale impedimento del traffico veicolare.

Con la sbarra e l’interdizione al traffico si opera, di fatto, una grave discriminante nella fruibilità del luogo, ostacolandone l’accesso a persone anziane, disabili, soggetti con patologie limitanti ecc. Si ricorda di nuovo come il luogo-simbolo della Fonte Rocchetta debba essere conservato e messo a disposizione della cittadinanza TUTTA, anzi, con maggiore attenzione ai soggetti svantaggiati, che, in base al progetto, risulterebbero invece interdetti. L’unica eccezione consentita sarebbe il non meglio specificato transito di ‘mezzi di pubblica utilità’, ma crediamo che sia troppo limitativo. Non ha senso porre sbarre in un luogo che, da secoli immemori, appartiene alla collettività nella sua più completa totalità.

  • Nel progetto si prevede che l’edificio prefabbricato più recente sia messo a disposizione dell’amministrazione comunale per attività varie e museo con reperti e storia relativi all’IMBOTTIGLIAMENTO dell’acqua (!)

Gualdo Tadino è la città dell’acqua e delle sorgenti naturali, non di Rocchetta spa. Gli edifici dove insistevano i vecchi stabilimenti potrebbero essere sì ristrutturati e riqualificati, costituendo un pregiato esempio di archeologia industriale, ma dovrebbero ospitare reperti della STORIA NATURALE della nostra città, piuttosto che pubblicizzare una singola industria come si vorrebbe da progetto.

  • Vista prospettica E – progetto: Bar e Ristorante + illuminazione ELIMINATI.

L’edificio “ex ristorante”, identificato come “centro di pericolo” vista la minima distanza con il pozzo R1, risulta precedente alla realizzazione del pozzo stesso, quindi varrebbe forse la pena verificare COME e PERCHE’ sia stata autorizzata quella perforazione così a ridosso di un edificio pre-esistente, non rispettando di fatto i vincoli legati alla zona di protezione. In ogni caso, la ex pizzeria risulta chiusa da tempo, quindi non dovrebbe più costituire “centro di pericolo” da anni. Guardando la tavola del progetto, quella zona, senza più strutture ricettive, senza i lampioncini di illuminazione ora presenti, senza camminatoi e rampe per disabili, sembrerebbe diventare un luogo quasi impervio ed ostile, o, quantomeno, scarsamente fruibile e poco attrattivo per i turisti. A tale proposito, può essere citato l’esempio negativo del “Narciso” di Valsorda: nel momento in cui vengono tolte le strutture ricettive, si assiste ad abbandono e svalutazione della zona.

  • In ultimo, ma non per importanza, si evidenzia il fatto che sia completamente omessa la eventuale ricaduta occupazionale sul nostro comune in caso di attivazione di una nuova linea di produzione nello stabilimento di Rocchetta spa; non si accenna infatti a nessun piano industriale che evidenzi gli impegni aziendali sul fronte occupazionale. E’ necessario invece sempre tener conto dell’importanza di un intervento simile nell’economia locale. L’accertamento in questione viene richiesto dalla legge per “compensare” la sottrazione della risorsa idrica a quella che sarebbe la sua destinazione naturale, vale a dire all’alimentazione del reticolo idrografico della zona con le diverse utilizzazioni consentite. Non può negarsi che, di regola, prelevare un’ acqua minerale impoverisce l’ambiente della zona interessata. Si tratta quindi di stabilire, da un lato, se detta sottrazione sia compatibile con le esigenze di tutela ambientale e con il mantenimento degli usi della risorsa idrica che rivestono carattere prioritario rispetto allo sfruttamento commerciale (a cominciare da quello idropotabile diretto). Dall’altro se, accertata detta compatibilità (che equivale alla possibilità di estrazione dell’acqua minerale), vi sia anche un’adeguata convenienza, per la collettività locale e per quella regionale, a consentire quella che, comunque (anche se compatibile) rimane una sottrazione di risorse.” Sentenza Rio Fergia Consiglio di Stato del 4 agosto 2011

CONCLUSIONI E PROPOSTE

Alla luce di quanto sopra esposto, si propone di affrontare la problematica in oggetto procedendo nella seguente direzione:

-effettuare un’accorta ricognizione storica dei fondi, ripristinare la legalità in tutta l’area, tenendo conto degli usi civici, delle variazioni di destinazione d’uso, delle zone di rispetto, avendo come obiettivo primario e prioritario la tutela dell’ambiente e della collettività secondo le normative vigenti;

-istituire un tavolo di confronto tra Amministrazione comunale e Comunanza Agraria in cui vengano delineati gli obiettivi da raggiungere ed i percorsi da tracciare per la risistemazione di tutta l’area interessata dal dissesto nell’interesse della collettività;

-sempre nel rispetto della legalità, e facendo riferimento alla Legge Regionale attualmente vigente, – la n. 22 del 22.12.2008, Art. 15 comma 2 “Tutti gli oneri per la realizzazione e la manutenzione ORDINARIA E STRAORDINARIA delle pertinenze sono a carico del concessionario” – convenire ad un accordo con l’azienda Rocchetta spa perché si assuma l’onere del ripristino e messa in sicurezza dell’area interessata dalla concessione, atto DOVUTO che compenserebbe solo in minima parte l’enorme profitto economico che l’azienda ha ottenuto dalla commercializzazione dell’acqua Rocchetta.

(Nel progetto viene citata come ultima normativa regionale in tema di acque minerali la L.R. n. 48 del 11.11.97, in realtà abrogata il 14.01.2009 e sostituita dalla L.R. n. 22 del 22.12.2008).

M5S Gualdo Tadino – Portavoce in Consiglio Comunale Stefania Troiani

Questa voce è stata pubblicata in Comunicati Stampa M5S Gualdo Tadino. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.