Intervento in Consiglio Comunale del 20-02-2015 – Progetto “Oasi Rocchetta”

M5S scontornatoLa tematica è complessa ed articolata, e va a toccare argomenti molto sensibili per la popolazione, lo conferma anche la massiccia presenza di cittadini oggi in quest’aula. Per questa ragione avevo chiesto in sede di Commissione di posticiparne la discussione in Consiglio Comunale, visto che mancano elementi cruciali ai fini di un’approfondita analisi del progetto in questione. Ma la superficialità con cui si vuole procedere è disarmante, ed è stata evidente fin dall’inizio, con l’apertura di una fase partecipativa che ha escluso i soggetti più titolati ad intervenire, come i comitati che da anni conducono battaglie in difesa dell’acqua ed hanno acquisito competenze preziose.

Oggi dobbiamo discutere questo atto di indirizzo e scopriamo nuovi elementi e dati finora sottaciuti, sia nella presentazione del progetto che in sede di Commissione, quali la stima dell’investimento e la ricaduta occupazionale. Questi dati non sono emersi nemmeno nell’incontro con i tecnici tenutosi presso lo stabilimento Rocchetta. Credo che sia le opposizioni che gli enti e le associazioni coinvolti nella valutazione del progetto avrebbero dovuto avere TUTTI gli elementi forniti dall’azienda. Evidentemente ci sono corsie preferenziali e canali celati che poco hanno a che fare con la partecipazione e la trasparenza tanto sbandierate.

E’ fuori di dubbio che l’area DEVE assolutamente essere rimessa in sicurezza e ridata, nella sua totalità, ai legittimi proprietari, che sono i cittadini. Il percorso avrebbe potuto essere lineare: c’è una legge regionale (n. 22 del 2008) che prevede che tutti gli oneri per la realizzazione e la manutenzione ordinaria e straordinaria della zona di concessione idrica siano a carico del concessionario; ci sono dei finanziamenti regionali che il Comune ha richiesto sia alla Regione che al Dipartimento nazionale di Protezione Civile. Un’attenta concertazione tra pubblico e privato avrebbe potuto riconsegnare alla cittadinanza un luogo tanto caro ai gualdesi.

Invece no, invece succede che un progetto di ripristino DOVUTO, si è trasformato in qualcosa d’altro: di fatto si sta tentando di effettuare ulteriori emungimenti forzati di acqua e di trasformare un territorio di proprietà collettiva in una zona interdetta, ad uso quasi esclusivo di un’azienda privata. Tutto il resto è fumo negli occhi; sentieri, caprioli e quant’altro nascondono maldestramente il vero scopo di tutta l’operazione: l’ennesimo saccheggio di risorse. Le nostre zone sono purtroppo ricche di esempi: acqua, cave, metanodotto, centrali a biomasse, tutto palesa un concetto di fondo: siamo terra di conquista e di saccheggio.

Vorrei ricordare qualche concetto normativo: l’art. 41 della Costituzione sancisce come l’iniziativa privata sia libera, ma non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, evidenziando la netta prevalenza dell’interesse pubblico su quello privato. Popolo, territorio e sovranità sono concetti indissolubilmente legati tra loro e la proprietà collettiva ha storicamente preceduto la proprietà privata, continuando ancora oggi ad esplicare una prevalenza logica e giuridica su quest’ultima. Dopo la legge 1766/1927, anche la n. 97 del 1944 ha riconfermato la validità giuridica di enti quali comunanze (Umbria e Marche), partecipanze (Emilia), consorterie (Val d’Aosta), interessenze (Trentino), ecc. che non sono abusi, non sono privilegi, non sono usurpazioni: è “un altro modo di possedere”, un’altra legislazione che invito tutti ad approfondire. Nel 1947 le terre di uso civico in Italia erano 3 milioni di ettari; secondo il censimento ISTAT del 2010 sono poco più di un milione di ettari. Questo a dimostrazione che contro questa forma di beni comuni, negli anni si sono esercitate a più riprese l’avidità ed il saccheggio di enti pubblici e di soggetti privati. I numerosi comitati nati anche a Gualdo Tadino testimoniano come spesso i cittadini si siano dovuti attivare per difendere i beni comuni, poiché, evidentemente, le varie amministrazioni che si sono succedute, non lo hanno fatto. Non solo, spesso si sono schierate dalla parte del più forte anziché da quella dei cittadini, ma per fortuna non sempre chi apparentemente è più forte riesce ad annientare il buon senso e la lungimiranza della popolazione.

Vorrei ricordare la sentenza del TAR dell’Umbria n. 190 del 2008 relativa all’”Abbutinato”: la valutazione di una eventuale nuova destinazione dei terreni ad uso civico deve rappresentare un beneficio per la generalità degli abitanti, e quella del Consiglio di Stato del 2011: Non può negarsi che, di regola, prelevare un’acqua minerale impoverisce l’ambiente della zona interessata. Si tratta quindi di stabilire, da un lato, se detta sottrazione sia compatibile con le esigenze di tutela ambientale e con il mantenimento degli usi della risorsa idrica che rivestono carattere prioritario rispetto allo sfruttamento commerciale. Dall’altro se, accertata detta compatibilità (che equivale alla possibilità di estrazione dell’acqua minerale), vi sia anche un’adeguata convenienza per la collettività locale e per quella regionale, a consentire quella che, comunque (anche se compatibile), rimane una sottrazione di risorse.

Proprio a difesa di queste preziose proprietà, di cui la collettività ha diritto di fruizione, ma anche dovere di conservazione per le generazioni future, nel 2006 è nata la Consulta Nazionale della proprietà collettiva, che prevede un assetto amministrativo ben delineato (Asbuc= Amministrazione Separata Beni Uso Civico). Infatti, anche qualora sia il Comune a gestire i beni della collettività, è necessario farlo secondo le normative, ossia con bilanci separati in regime di AMMINISTRAZIONE SEPARATA. Questo perché lo sfruttamento delle risorse collettive deve produrre vantaggi a favore delle comunità locali.

Anche qualora sia aggiornato l’arcaico uso dei terreni (pascolo e bosco) e sostituito con altre forme di utilizzo (attività turistiche, estrazioni minerarie, idriche, ecc.), tutti i ricavi devono essere reinvestiti in progetti di interesse comune, mirati al benessere di tutti gli abitanti e indirizzati allo sviluppo di un’economia sostenibile che, soprattutto, garantisca la conservazione di quelle risorse per le future generazioni. Verificheremo se e come sia stato fatto attraverso la Corte dei Conti.

La sudditanza nei confronti delle multinazionali è palese e diffusa: la proposta di DAP 2015 della Regione Umbria a pag 44 recita “Eventuali adeguamenti dei canoni su concessioni di natura ambientale potranno essere utilizzati a beneficio dei territori su cui insistono le relative concessioni”; TRADUZIONE: L’assegnazione di tali risorse non finirà certo sui territori, a meno di adeguamenti che però nemmeno assicuriamo, giacché dichiaratamente ‘eventuali’. Dalla Regione dunque molto meno di una promessa: tutt’al più un ‘aspetta e spera’.

Vorrei citare un passo di Paolo Maddalena, vicepresidente onorario della Corte Costituzionale : Le privatizzazioni riescono soltanto ad arrecare danni immensi e irreparabili. Si consideri, in particolare,che il temporaneo beneficio ottenuto con la svendita di beni di altissimo valore paesaggistico e culturale, come purtroppo sta avvenendo, si dissolve presto nel nulla, mentre ciò che resta è un territorio, privato delle sue risorse migliori, tremendamente impoverito e posto nell’impossibilità di offrire le necessarie risorse per la ripresa dell’occupazione e, quindi, dell’economia. Insomma, un vero e proprio disastro.

Io, come portavoce di questa collettività, intendo procedere mettendo in campo tutte le iniziative possibili e previste dalla legge per contrastare questo saccheggio e questa logica sconsiderata che potrebbe provocare danni morali e materiali all’intera collettività.

L’azione popolare è il pieno esercizio della cittadinanza, è diritto e dovere di resistenza collettiva al degrado e alla razzia del paesaggio, all’esilio della cultura e del lavoro, alla spoliazione dei diritti; è promuovere singole azioni di contrasto agli atti dei poteri pubblici che vadano contro il pubblico interesse, è costruire una rete di informazione, di analisi, di consapevolezza. Vuol dire far esplodere le contraddizioni insanabili fra il dettato costituzionale e le leggi che lo ignorano e lo aggirano, tra le norme di garanzia e le deroghe e i condoni che le annientano. Vuol dire riconquistare, in prima persona, un pieno diritto di cittadinanza, in nome della sovranità popolare, della moralità e della legalità costituzionale.

Voglio concludere facendo mie, indegnamente, le parole di padre Alex Zanotelli: “Per me è criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità, l’oro blu

E’ per tutte queste ragioni che abbandonerò l’aula al momento del voto, non mi presterò a validare un atto superficiale ed illegittimo che spalanca di nuovo la porta al saccheggio indiscriminato del nostro territorio da parte di una multinazionale. Chiunque appoggerà ancora questo scempio sarà responsabile e ne dovrà rispondere, non solo oggi alla collettività, ma anche domani alle generazioni future.

Il Capogruppo M5S

Portavoce in Consiglio Comunale Troiani Stefania

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Una risposta a Intervento in Consiglio Comunale del 20-02-2015 – Progetto “Oasi Rocchetta”

  1. Fulvio Santarelli scrive:

    Non abbiamo un altro pianeta su cui trasferirci dopo aver depredato ed inquinato la nostra Gaia.
    Del futuro e neanche del presente non gli ne frega niente a nessuno se non hai pochi che hanno quel minimo di coscienza animica che gli permette di vedere le cose in una prospettiva di equità, di giustizia e di buon senso. Il principio prevalente oramai è solo quello del profitto, lecito o illecito che sia o mascherato che sia. Il futuro se si continua così non potrà essere che nero per noi ma peggio ancora per le generazioni future. Onore ai Don Chisciotte che non demordono contro la lotta con i mulini a vento ed anche al re Davide che con una pietra abbatté il gigante Golia. L’ importante in qualunque caso non è vincere ma fare un ” buon combattimento”.

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